mercoledì 28 novembre 2007

La leggenda del cavaliere senza testa

Nasce nella Catania del 700. Leggenda ambientata nella Via Crociferi ed in passato residenza di nobili che vi tenevano i loro notturni incontri o intrighi amorosi che dovevano esser tenuti nascosti. Quindi, essi fecero circolare la voce che di notte vagasse un cavallo senza testa, voce che intimorì la cittadinanza ed impediva alle persone di uscire di casa una volta calate le tenebre. Soltanto un giovane scommise con i suoi amici che ci sarebbe andato nel cuore della notte, e, per provarlo, avrebbe piantato un grosso chiodo sotto l’Arco delle Monache Benedettine. Gli amici accettarono la scommessa ed il giovane si recò a mezzanotte sotto l’arco delle monache, e vi piantò il chiodo ma non si accorse di avere attaccato al muro anche un lembo del suo mantello, quindi, quando volle scendere dalla scala, fu impedito nei movimenti e, credendo d’esser stato afferrato dal cavallo senza testa, morì. Pur vincendo la scommessa, la leggenda fu confermata.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Ci fu una volta a Messina un giovane pescatore bello e forte, chiamato Cola. Nessuno meglio di lui sapeva maneggiare il remo, e la sua barca volava sulle onde come un uccello, vincendo al corso gli stessi delfini. Il mare era la sua casa e la sua piazza; vi passava i giorni e le notti, avendo per amici i pesci che gli guizzavano intorno e per compagne le stelle che gli rinfrescavano gli occhi ansiosi e gli insegnavano la via. A lungo andare questa amicizia del mare gli tolse dal cuore ogni altro affetto, sicché non cercò più né uomo né donna, e dimenticò madre e fratelli.

Nelle notti silenziose, piene soltanto delle risa e dei sospiri dei flutti, egli conobbe le ninfe marine dagli occhi come le stelle, e le sirene dal corpo di serpente. I loro canti e i loro vezzi lo incantavano, ma com'egli cercava di afferrarle esse sempre gli sfuggivano, sparendo con un trillo nel mare. Ammaliato egli ficcava giù gli occhi, e alla vista gli si paravano meravigliosi spettacoli che più lo turbavano e lo attiravano: giardini di corallo, palazzi di cristallo, saloni tutti scintillanti d'oro dove donne bellissime dolcemente danzavano.

Questa febbre continua gli tolse la pace e il sonno, e lo fece diventare più solitario e più triste di prima. Restava lungamente fiso con gli occhi incantati, e non sapeva più dove volgere la sua barca. Sentiva nelle pause delle onde musiche che salivano dagli abissi del mare, e le sirene affacciandosi lo chiamavano ripetutamente:
- Cola! Cola! perché non vieni a trovarci?

Non potendo più resistere, egli si gettò nell'acqua, e nuotando disperatamente scandagliò tutte le profondità del mare. Ciò che egli vide nessuno lo seppe mai; ma quando ritornò a galla il suo viso era pallido come quello dei morti e nei suoi occhi c'era il ricordo delle cose spaventevoli e meravigliose viste dove nessuno era mai stato. Da quel giorno i suoi occhi ebbero un inusitato splendore, e il suo viso una nuova bellezza: ma egli non parlò più e come vedeva da lungi un essere umano via fuggiva con la sua barca, e a un tratto spariva nei frutti. Per questo lo chiamarono Cola Pesce, e la sua fama si sparse per tutta l'isola.

Ora un giorno capitò a Messina il Re Federico. Aveva con sé la figliola bella come un raggio di sole, e gran seguito di baroni e cavalieri tutti lucenti d'oro e d'argento. Egli viaggiava la Sicilia per cercare alla sua figliola un marito degno di lei, bello e prode, e bandiva giostre e tornei. Ma nessuno ancora era piaciuto alla superba fanciulla, e molti erano morti per lei in avventure e imprese impossibili.

- lo mi darò - ella diceva - a chi non avrà più niente da negarmi.

Sentito di Cola Pesce, ella volle conoscerlo e per ordine del Re barche e navigli corsero per ogni dove il mare a cercare l'uomo meraviglioso. Finalmente egli fu trovato, e condotto alla presenza della fanciulla. Guardando il viso bello del pescatore ella ebbe un fremito, e gli occhi di lui a vederla si accesero.

- È vero - chiese le Reginetta con la voce tremante - che tu vivi negli abissi del mare, amando le sirene e cavalcando i tritoni?

Cola sorrise e la fissò senza rispondere.

- Ebbene - chiese ancora la fanciulla - che faresti tu per me?

- Tutto - rispose Cola.

Ella tolse dalle mani del Re la coppa d'oro e la buttò nel mare, e le onde si torsero per lasciarla affondare.

- Se tu me la riporti - disse - ti darò la mia bocca a baciare.

Cola gettò un salto e sparì nei flutti. Un grande silenzio si fece a riva, e tutti attesero frementi. Finalmente le onde si mossero, si gonfiarono e Cola apparì levando alto nel sole la coppa d'oro. Un clamore lo salutò; ma la fanciulla tutta pallida rise, prendendo la coppa dalle mani del pescatore:
- Come vuoi, o Cola, ch'io possa amarti?

E Cola sorrise, guardandola fiso negli occhi. La fanciulla si sganciò dai fianchi la cintura d'oro e di diamanti e la buttò nel mare, e le onde gorgogliarono per lasciarla passare.

- Se tu me la riporti - disse - io mi farò da te abbracciare.

Senza nulla dire, Cola si slanciò e sparì. Un lungo fremito corse la folla, e la superba fanciulla sentì tremare il suo cuore. Dopo lunga attesa le onde si agitarono nuovamente e Cola riapparve, tenendo nella mano la preziosa cintura. Un urlo di gioia lo salutò, e tutti gli occhi si volsero alla superba fanciulla. Ma ella tutta pallida rise, prendendo la cintura dalle mani del pescatore:
- Come vuoi, o Cola, ch'io possa amarti?

E Cola nulla rispose, guardandola triste negli occhi. Ella si tolse dal dito il piccolo anello e lo buttò nel mare, e nessuno s'accorse dove mai cadesse.

- Se tu me lo riporti - disse, con negli occhi un meraviglioso splendore - io sarò tua sposa.

Un mormorio minaccioso s'udì dalla folla, e gli stessi baroni gridarono a Cola che non più s'arrischiasse:
- O temerario, non cercare la morte!

Ma Cola s'era slanciato, e lungamente si videro, dov'egli era sparito, fremere e spumeggiare le onde.

Molto tempo passò e Cola non ritornò più. Invano la folla attese, invano gli occhi della superba fanciulla interrogarono ansiosi il mare; e molto ella pianse, perché molto amava il pescatore meraviglioso ch'era perito per lei.

E ancor oggi in fondo allo stretto di Messina, Cola Pesce vaga disperato cercando l'anello della principessa; ma l'anello è troppo piccolo, e troppo grande è il mare.

http://youtube.com/watch?v=ZOrESmIL4_8